Il 9 luglio 2025, il prezzo del rame negli Stati Uniti è cresciuto di oltre il 10% in un solo giorno, toccando i livelli più alti dal 1969, dopo l’annuncio di nuovi dazi del 50% sulle importazioni, in vigore dal 1° agosto. Questo incremento improvviso, oltre ad alimentare fermento sui mercati delle commodity, può generare pressioni inflazionistiche che si riflettono a livello globale.
Il rame è una materia prima strategica per edilizia, energia, tecnologia e mobilità elettrica. Un suo rincaro così repentino incide immediatamente sui costi di produzione, con potenziali ripercussioni pesanti sulla competitività delle imprese. In Svizzera, dove il comparto industriale ed esportatore, in particolare le PMI, è fondamentale, l’impatto potrebbe tradursi in margini più stretti, aumento dei costi di approvvigionamento e tensioni sulle filiere produttive.
Il contesto globale, già caratterizzato da incertezze geopolitiche e pressioni sui mercati di materie prime, richiede un approccio mirato alla gestione del rischio. La Svizzera, piazza leader nel trading internazionale di commodity, ha sviluppato nel tempo una politica chiara a tutela del settore: la SECO (Segreteria di Stato per l’economia) monitora costantemente le tendenze nei prezzi delle materie prime e sostiene le filiere produttive per aumentare la resilienza dell’economia elvetica .
Inoltre, la Svizzera è impegnata su scala internazionale per garantire trasparenza, sostenibilità e responsabilità nel commercio delle commodity, aderendo a iniziative come i Principi volontari sulla sicurezza e i diritti umani. Queste misure rafforzano il posizionamento della piazza elvetica e contribuiscono a ridurre rischi reputazionali e di compliance lungo la filiera.